C’ è sempre un Angelino

Lo scaffale di Nonno Santi:

Andreotti e il Cavaliere, Asmodeo, Rizzoli, 2001, 202 pagine -

Ho sistemato nel disordine della mia libreria Numero zero, il pamphlet in forma di romanzo scritto da Umberto Eco per Bompiani, e il caso ha voluto che lo infilassi accanto a un tascabile cartonato, mai toccato da anni: Andreotti e il Cavaliere, pamphlet firmato con il mai svelato pseudonimo Asmodeo e pubblicato da Rizzoli nel marzo 2001. Così il destino ha voluto che mi riguardassi questo romanzo breve che raccontava il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, attraverso le peripezie del protagonista, un deputato democristiano pugliese, intraprendente, non fortunatissimo (da ministro ha voluto fingere le dimissioni, e gliele hanno accettate), ma immaginifico: travolta e frantumata la Dc da Tangentopoli, sogna di rifarla con Andreotti e il Cavaliere (la cui politica gli appare nel corso del tempo “più levigata, più sottile, c’era una maggior capacità di tessitura, una pazienza più longanime e felpata, che facevano pensare a un vero maestro dell’arte”), dopo aver volteggiato tra destra e sinistra, fondato un suo ondivago partito e raccolto, tra gli altri, anche il plauso di Mario Draghi. Il racconto appartiene a un’era giurassica, oscurata ai nostri occhi anche dall’inferno delle Torri Gemelle nel settembre del 2001, ma per i personaggi che vi agiscono (da D’Alema a Casini, da Vespa a Prodi, contro il quale si cospira) sembra fresco di stampa. Impressione rafforzata dal nome del protagonista: Angelino. Nel romanzo un diminutivo (all’anagrafe è Angelo Maria Losito), nella vita dei nostri giorni un’intuizione profetica. Quell’Angelino, alle prese con il Cav aveva, allora, il problema di “restare a galla nelle acque infide della politica italiana” (così recita la quarta di copertina). Anche l’Angelino di oggi.

 

 

 

 

 

 

 

C’ è sempre un Angelino

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