Spariranno le edicole?

Insieme alle cabine telefoniche e alle macchine da scrivere anche le edicole, tra un po’, saranno cose da fotografare come rarità. Il web le sta uccidendo.

Quando è stato il vostro ultimo acquisto in edicola? Molto probabilmente non ve lo ricordate e già questo spiega il fenomeno.

Un articolo apparso sulla rivista  Vice il 17 settembre riporta alcuni numeri: dal 2001 ad oggi circa 13mila edicole avrebbero chiuso su tutto il territorio nazionale. Quasi un terzo del totale, che riduce i chioschi e rivenditori di prodotti editoriali a circa 28mila unità: 36 chiuse solo a Milano nell’ultimo anno, 45 quelle romane, 19 quelle partenopee.

Escludendo tabaccherie, cartolerie e autogrill che vendono anche giornali, in Italia sono rimaste solo 18mila edicole ‘pure’ e da qui a tre anni oltre diecimila esercizi rischieranno seriamente di chiudere. Secondo Marchica (segretario generale del Sinagi – Sindacato Generale Giornalai d’Italia), dal 2007 ad oggi il guadagno medio degli edicolanti sarebbe calato del 10/15 % ogni anno. Se il trend non cambia, e non cambierà, i nostri figli non sapranno il significato di edicola.

La crisi economica ha portato le famiglie a concentrare le spese sulle necessità prioritarie e il giornale cartaceo non è più “prioritario” e, forse ancora più importante, grazie a Internet quasi tutto lo spettro informativo locale, nazionale e globale può essere consultato pressoché gratuitamente, su testate online, blog, giornali in pdf, social network. Questo, ma anche la scarsa autorevolezza delle testate, ha portato i giornali italiani a vendere dalle sei milioni di copie del 2000 alle quasi tre milioni del 2014 (dati FIEG), a chiudere decine di testate anche di rilevanza nazionale e a minacciare la chiusura di altre duecento nei prossimi anni, mettendo a rischio circa tremila posti di lavoro.

Diventa quindi indispensabile per gli edicolanti inventarsi un business da affiancare e progressivamente sostituire alle vendite di giornali.

 

2 comments

  • lorenza

    che antipatico quell’errore in prima riga!! Per fortuna c’è il titolo.
    (i redattori, anche se sempre meno richiesti dagli editori, servono ancora, e io lo sono).
    Buon lavoro

  • admin

    grazie Lorenza, abbiamo corretto l’errore

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