Che delusione l’ultimo di Vargas Llosa

Crocevia, Mario Vargas Llosa, Einaudi, 239 pagine, 19,50 euro

 

Sono da sempre un estimatore di Mario Vargas Llosa (come scrittore, non come uomo politico). Una prosa potente, La Casa verde, La festa del caprone, spassosa, La zia Julia e lo scribacchino, Pantaleón e le visitatrici, ma questa volta il premio Nobel per la letteratura 2010 è una delusione potente. Questo Crocevia non ha letteralmente senso. Ma che lo ha scritto a fare? Si intrecciano quattro storie tra il sesso, il gossip più estremo, trame politiche, squallide vicende personali. Ma non c’è tensione, neanche erotica (che sembra attrarre pruriginosamente l’autore), non c’è patos politico, non c’è dialogo, non c’è profondità. E sì che poteva essere un buon argomento scavare in quel Perù tra terrorismo, trame nere, dittatura, servizi segreti, estreme divisioni tra ricchezza e povertà. Un tempo Vargas ne avrebbe tratto un gran libro, all’altezza dei suoi migliori. E soprattutto non c’è scrittura che Llosa ha sempre destreggiato con grande maestria e spessore. L’avrà scritto per soddisfare i suoi editori. Speriamo si rifaccia presto. Ma ha 80 anni, sebbene ben portati.

 

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