Brutte storie nel PC napoletano degli anni ’50

Le recensioni di GdA

Il caso Piegari , Ermanno Rea , Feltrinelli 135 pagine 11 euro.

Ermanno Rea continua a scavare nella storia del Pci napoletano degli anni 50. Ma questo libro è ben distante dal suo splendido “Mistero napoletano”, sempre sulla vita del Pci partenopeo del dopoguerra e incentrato sulla vita di Francesca Spada. Se il “Mistero” era intenso, partecipato, commovente, il “Caso” è didascalico, freddo, distaccato. Un libro non riuscito se non nel portare alla luce un caso lontano e sconosciuto. Importante, ma Rea poteva fare di più. La storia del “Caso” ha come protagonista Guido Piegari, uomo geniale, medico oncologo, appassionato di filosofia, iscritto al Pci e fondatore del Gruppo Gramsci, un cenacolo di intellettuali che ragiona attorno al concetto di dialettica in Hegel. Ma che soprattutto contrasta la posizione meridionalista di un potente del partito, Giorgio Amendola. Questi aveva promosso un movimento autonomo che si proponeva di coordinare lotte, rivendicazioni, proteste nel Sud Italia. Un’autentica bestemmia per Piegari, profondamente convinto invece della necessità dell’unità tra contadini meridionali e operai del nord all’interno del Pci. La vendetta di Amendola è feroce: ottiene di farlo espellere dal partito e lo persegue come eretico, un’accusa infamante. Piegari ne esce distrutto e vaga per l’Europa da un istituto di ricerca a un’università, colto da manie di persecuzione che lo renderanno sempre più folle. Rea, più che le posizioni politiche descrive i risvolti umani del caso Piegari, la persecuzione nei suoi confronti, la sua conseguente follia ma in modo poco partecipato. C’è anche una storia nella storia: il pensiero del giovane napoletano viene raccolto dal grande avvocato Gerardo Marotta che spende il suo ingente patrimonio fino alla povertà per raccogliere ben 200.000 volumi e manoscritti perno centrale dell’Istituto italiano per gli studi filosofici. Una risorsa culturale di immenso valore culturale ora abbandonata in capannoni fatiscenti. Una vergogna!

 

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