Alice Basso: i 5 errori che uno scrittore deve evitare

Abbiamo scoperto in rete cinque utili consigli per chi scrive forniti da una new entry nel mondo degli scrittori: Alice Basso.
Nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.

L’imprevedibile caso della scrittrice senza nome è il suo primo romanzo. La critica lo ha già definito un “debutto fulminante” per la sua trama dalle mille anime: una finestra sul mondo dei libri e sui suoi segreti, un’indagine insolita e una storia d’amore imprevedibile. Sarà in libreria a maggio.

Ed ecco i consigli di Alice

1. Aspettare a inviarlo fino a che lo riterrai perfetto
Tanto non accadrà. Mai. Finirai l’ultima, ultimissima revisione, andrai a dormire gioioso, convinto di avere prodotto non dico il Grande Romanzo Moderno ma un lavoro decisamente valido, ti forzerai a metterlo da parte per un po’ per poter effettuare con occhio fresco un’ultima rilettura “giusto per precauzione”; dopo una settimana lo riprenderai in mano e troverai decine di cose da cambiare. Per pagina. E tutto questo si ripeterà N volte. A un certo punto devi farti coraggio e buttare il tuo manoscritto nel grande mondo là fuori così com’è. Primo passo: i proof reader.
2. Saltare i proof reader
A volte si hanno le palle per far leggere il proprio libro a un editore sconosciuto ma non a qualcuno che potrebbe davvero dirci in faccia cosa ne pensa. Il problema è che poi, quando arriva il giudizio dell’editore, se non sei preparato rischi di finire schiantato come una betulla sotto un fulmine, e rimpiangi che nessuno ti abbia avvertito prima.
Scegliti gente giusta a cui sottoporre il tuo libro, magari che scriva a sua volta, perché nessun aspirante scrittore sa resistere alla tentazione di scovare «da amico, eh» i difetti nell’opera di un concorrente. Il fastidio nel sentirti fare le pulci da «Aldo, che avrà pubblicato un racconto sul giornale dell’oratorio ma si sente Tom Wolfe» sarà insopportabile, ma ti consentirà di presentare all’editore un lavoro sempre più a prova di bomba.
3. Provarci indiscriminatamente con tutti gli editori
Gli editori, proprio come le donne, hanno il loro carattere, i loro gusti, le loro visioni della vita. Se vuoi avere una relazione appagante, difficile che ti basti entrare in un locale e provarci con tutte usando sempre la stessa strategia. Anche perché potrebbe starci la più disperata, e quella davvero giusta non avere mai l’occasione di conoscerti, solo perché la sfigatella era appostata appena dietro di te al bancone del bar e l’altra in fondo alla sala, impegnata a respingere le avances di altri scapoli. Studia gli editori, le loro collane, gli autori che spingono di più. Trova quelli più vicini al tuo gusto e presentati facendo leva su queste affinità. Sarai più considerato e ti risparmierai qualche due di picche. E, se non ti senti in grado, ci sono gli agenti per questo.
4. Trascurare la lettera di presentazione
Una volta mi è arrivata una proposta editoriale accompagnata da un biglietto che diceva soltanto: «Fidatevi: sono da pubblicare». Molte altre volte, ho chiesto ad aspiranti autori di presentarmi il loro libro e la risposta è stata: «Mah… difficile riassumere così… È un libro molto particolare…» Sii umile, vieni incontro al valutatore. Per convincere noi lettori a comprare un libro, l’editore si sbatte a scrivere un retro di copertina grazie al quale possiamo farcene un’idea. Perché noi dovremmo pretendere che un editore, al quale arrivano tsunami di manoscritti al mese, si legga il nostro dall’inizio alla fine solo perché gli abbiamo assicurato che è “molto particolare” e “da pubblicare”? Se non sai presentare il tuo libro, forse il tuo libro non ha un’identità così forte.
5. Rifiutare che venga ritoccato
Poi un editore ti prende il manoscritto!, e però ti comunica che c’è ancora un po’ di lavoro da fare. L’idea è buona, i personaggi anche, ma ci sono un paio di scene deboli e il finale è deludente. A questo punto hai due possibilità: 1) decidere che in casa editrice sono un branco di falliti incompetenti che mettono becco sul tuo romanzo perfettamente congegnato perché è noto che chi non sa fare critica il lavoro altrui, o 2) pensare che in casa editrice conoscono il loro lavoro e sono dalla tua stessa parte, dato che hanno interesse a mettere sul mercato un buon libro che porterà anche il loro marchio. Se hai beccato un editore che effettivamente stimi, come detto sopra, la 2 viene più facile.
Alice Basso: i 5 errori che uno scrittore deve evitare

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