Come cambia lo sguardo

Gli elementi autobiografici già presenti nella precedente produzione letteraria di Susanna Trippa diventano preponderanti nel suo ultimo libro Come cambia lo sguardo (Corbo Editore, 2013).
Si tratta infatti di un’autobiografia che va dai primi anni Cinquanta, in una Bologna che ha visto l’autrice nascere, fino alla fine degli anni ’70, con il suo trasferimento a Bergamo e l’inizio di un nuovo “capitolo” della sua esistenza.
Ci sono dunque ricordi della primissima infanzia, del periodo degli studi – la severità dei professori, qualche iniziale difficoltà, poi superata, le infatuazioni, le gite scolastiche, le amicizie… –, e poi la laurea, i primi lavoretti, le prime supplenze; infine, l’incontro con quello che sarebbe poi divenuto “per più di vent’anni” suo marito e i numerosi viaggi.
Una parte particolare occupano infatti gli itinerari, negli anni Settanta, in terre lontane dal gusto esotico, intrapresi in autostop, con sacco a pelo e zaini sulle spalle, senza soldi: retaggio della rivoluzione di quello che era stato il ’68, il viaggiare acquistava un significato profondo, “crescere e capire, persino guarire ferite”.
Il libro si conclude con un capitolo dedicato alla riflessione sul ritorno alle proprie origini, Bologna, una città che Susanna non sentiva più sua, se non per la nostalgia.
L’autrice confessa che, inspiegabilmente, già da ragazzina guardando i tetti rossi della città dal Colle dell’Osservanza, aveva avvertito che non sarebbe stata là per sempre: una gran fatica, però, abituarsi a Bergamo, l’esatto contrario della città emiliana, ma anche lì, alla fine, è riuscita a trovare un modo di vivere, un suo spazio.
Emerge anche tutto l’amore per i libri e per la scrittura, che prende una forma più strutturata in Come cambia lo sguardo; un testo dove, pur nella brevità di molte delle situazioni descritte, è evidente la sua motivazione: Susanna scrive, innanzitutto, per sé, per fissare un ricordo, un pensiero, e poterlo poi ritrovare nel tempo; ma scrive anche per gli altri, per comunicare esperienze, idee, emozioni…
In questo caso, la scrittura ha la funzione di trattenere la memoria, non prima di averne preso le distanze, di fatti, persone, sentimenti che altrimenti andrebbero persi.
Traccia indelebile del suo passato o dialogo con se stessa, modo di rivelarsi intimamente o descrizione di fatti e stati d’animo con un diretto riferimento alla realtà di quegli anni, il libro di Susanna Trippa diventa anche memoria collettiva, lente di ingrandimento attraverso la quale chi ha vissuto quegli anni, anche se in età diverse, potrà ritrovare uno sguardo trasparente e sincero sul proprio passato, senza giudizi affrettati, con qualche rimpianto, forse, ma certamente con una consapevolezza nuova data dalla condivisione.
© Riproduzione riservata
(da SOLOLIBRI – recensione di Lidia Gualdoni)

Come cambia lo sguardo copertina

 

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