Un libro multitasking
Lo scaffale di Nonno Santi
Il terzo uomo, Graham Greene, Oscar Mondadori, 154 pagine 10 euro.
Le riviste femminili assicurano che il multitasking non si porta più. Peccato, perché ho tirato giù dallo scaffale il racconto di Greene proprio spinto, evidentemente fuori tempo massimo, da plurime pulsioni interattive: nel riaprire il libro (con un incipit memorabile: Non si può mai prevedere la caduta di un colpo) la mia testa era simultaneamente sintonizzata su non pochi contesti diversi e stimolanti. E di essi il testo letterario non è il più importante. Non lo era neanche per l’autore: Greene lo pubblicò nel 1950, l’anno dopo che era uscito il film del quale aveva costituito soggetto e sceneggiatura (in sostanza, un antesignano dei libri derivati da film, com’è il caso, celebre, di Guerre stellari). Ecco, il film. La vera occasione del mio interesse: Il terzo uomo, che vidi in prima visione al cinema Alabarda di Trieste, è tra le sorgenti della mia passione per il cinema (insieme a Biancaneve e i sette nani, il primo film della mia vita, e al Barone di Muenchhausen, quello del 1943 con Hans Albers), e mi piace festeggiarne il ritorno sugli schermi, dal 27 agosto, in edizione restaurata (versione originale con i sottotitoli). Un ritorno strettamente legato agli anniversari che riguardano il protagonista: Orson Welles. Potete scegliere: o il centenario della nascita, 6 maggio 1915, o il trentennale della scomparsa, 10 ottobre 1985. In ogni caso, l’omaggio a un genio dell’arte del XX secolo. E qui corro il rischio di diventare retorico: dovrei, come fa Wikipedia, ricordare i risultati di eccellenza che Welles ottenne a teatro, al cinema, alla radio (nel 1938, con la “cronaca” dell’attacco marziano alla Terra). Preferisco rileggermi e rivedermi Il terzo uomo, meditando sulle parole di Graham Greene: “Il ruolo dello scrittore è quello di suscitare nel lettore la simpatia verso quei personaggi che ufficialmente non hanno diritto alla simpatia”. L’Orson Welles “villain” del Terzo uomo ne spiega con chiarezza il significato.
bellissimo anche se vecchio come il cucco. è il primo esempio di libro di successo tratto dalla scenografia di un film di successo.