Poesia in nero
IO VENIA PIEN D’ANGOSCIA A RIMIRARTI ,Michele Mari. Cavallo di Ferro, Roma. 138 pagine 12,90 euro
Il film di Mario Martone, dedicato a Giacomo Leopardi (Il giovane favoloso) oltre al successo al box office ha raccolto anche il consenso della critica, come opera che può avvicinare il pubblico al grande poeta “fuori da ogni schematismo scolastico”. IN realtà il film, pur nella sua eccellenza, somiglia molto a una biografia autorizzata, che rende luminosa, eroica e pur anco sofferta, ogni scelta del protagonista, mai però alludendo a eventuali lati oscuri e proibiti, che inevitabilmente introdurrebbero variazioni, sì stuzzicanti, ma fantasiose e irrispettose. A volerne gustare una, c’è da leggere questo romanzo di Michele Mari, un capolavoro pubblicato da Longanesi un quarto di secolo fa, e ancora in libreria (ripubblicato da Cavallo di Ferro un paio d’anni fa). Il risvolto di copertina è un trailer che aggancia: “Si alternano la rivisitazione della vita e delle opere di un giovane poeta e gli elementi di un romanzo nero, con delitti efferati, strane simbologie e antiche vicende di sangue”. Protagonista Tardegardo Giacomo (due dei nomi anagrafici del Leopardi), che, ancora ragazzo, si diletta di poesia, si erudisce in biblioteca ed è roso da sconvolgenti irrequietezze e curiosità, ed è turbato dalla Luna. Chissà che non cerchi di appagare certe selvagge pulsioni scalando l’enfer, la sezione riservata sugli scaffali più alti, della libreria paterna. Il romanzo non lo spia in questa eventuale attività, ma annota il progredire di un’ossessione, sino alla vigilia d’un plenilunio. Ne nasceranno immortali poesie o sorprendenti terrori notturni?