Perversioni Femminili
Lo scaffale di Nonno Santi
Perversioni femminili – Le tentazioni di Emma Bovary, Louise Janet Kaplan , Raffaello Cortina Editore, 346 pagine 25 euro.
I cacciatori di testi, nello studiare strategie editoriali, hanno notato che oggi c’è grande richiesta di libri di cucina e psicologia. Dev’essere per questo che Cortina ha deciso di ristampare lo studio classico che Louise J. Kaplan (1929-2012) scrisse nel 1991. I cinefili lo apprezzeranno anche perché nel 1996 la regista Susan Streitfeld vi si era ispirata per il suo film Perversioni femminili, con Tilda Swinton. L’assunto della psicoanalista e scrittrice americana, che per le sue riflessioni parte dal romanzo di Gustave Flaubert, è esposto nelle prime righe: “Le immagini femminili e maschili originarie che trovano espressione nelle perversioni sono il riflesso degli ideali di femminilità e virilità che più vediamo esaltati. Emma Bovary è resa schiava dagli stereotipi femminili che, nella società di cui faceva parte, costituivano l’ideale di femminilità. La vita di Emma Bovary e i destini delle donne che descriverò si svolgono su uno sfondo di perversioni tutte interne alle nostre istituzioni sociali più riverite: la famiglia, la Chiesa, la moda e la cosmesi, l’industria pornografica, i grandi magazzini… Noi ci accingiamo a scandagliare il mondo della perversione, a penetrare sotto la sua superficie e a mettere a nudo quanto di ingannevole vi si nasconde”.
“Vaste programme” verrebbe da dire, rifacendosi all’elegante scetticismo del generale de Gaulle a proposito di progetti ambiziosi al confine dell’utopia. Ma le conclusioni di Kaplan (che esplora un campo vastissimo, dal feticismo alle mutilazioni, dal sadismo alla banalizzazione “del significato di libertà erotica”) hanno superato le barriere del tempo, anche al di là di qualche informazione invecchiata (di Histoire d’O dice che fu “presumibilmente scritto da una sconosciuta che si era ribattezzata Pauline Réage”). “Per una donna, anche oggi (per lei, la fine degli anni Ottanta del XX secolo), esplorare ed esprimere la pienezza della propria sensualità, delle proprie ambizioni, capacità emotive e intellettuali, responsabilità sociali, virtù di tenerezza, comporta innumerevoli rischi e una modificazione addirittura rivoluzionaria delle condizioni che la mortificano e la tengono prigioniera”. Era un’invettiva femminista e si sta rivelando una profezia: è la fotografia non sbiadita delle condizioni di milioni di donne, nel mondo globalizzato.