Bambinità

verdelli

Carlo Verdelli

Lo scaffale di Nonno Santi

 

 I sogni belli non si ricordano,Carlo Verdelli, Garzanti, 236 pagine, 14,90 euro

 

Sottotitolo: perché tutti, davvero tutti, siamo stati bambini. Quando, alla fine del 2013, ha raccolto in volume quelle che lui stesso chiama “istantanee” dedicate all’infanzia, Verdelli non poteva immaginare che stavano per arrivare tempi in cui quella stagione di apertura alla vita si sarebbe saldata, e nel modo più angoscioso, con la morte. Nell’inenarrabile hit dell’orrore c’è persino qualcosa di più spaventevole di bambini che vengono uccisi: sono i bambini che uccidono. I piccoli dovrebbero leggere fumetti, emulare miti sportivi, imparare a vivere e fingere, soltanto fingere, di morire, come nei film. Sarebbe puerile leggere “I sogni belli non si ricordano” come una sorta di antidoto alla degenerazione dei rapporti e dei valori che si costruiscono nell’infanzia. Anche se l’elogio della “bambinità” passa pure per fulminanti dialoghi realistici, in cui si possono riconoscere cuccioli e genitori: “Papà, dimmi la verità: babbo natale esiste?” “La vuoi sul serio? No, non c’è” “Papà, e la befana?”. Ed è bello leggerlo, tenendo soprattutto presente la coinvolgente avvertenza dell’ultima pagina: “Se ti va, scrivi qui a mano un ricordo di quando eri tu bambina o bambino. Volendo, potresti poi passare questo libro, che così diventa anche tuo (certo che già lo è, ma di più), a un ex bambina o un ex bambino che ti sta particolarmente a cuore”.

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