Basilica di San Pietro al Monte a Civate

La fatica è stata tanta, ma ne valeva la pena. Lo so, è un inizio scontato ma in questo caso rispecchia la verità. Un’ora di salita (troppa per me) in mezzo al bosco, su un acciottolato medievale, porta a un complesso romanico con una splendida basilica, un altrettanto splendido oratorio e i resti di un monastero benedettino. Siamo intorno all’anno mille. La basilica, in una valletta, circondata da un vasto prato verde primavera e incombenti masse rocciose, colpisce per la sua strana composizione: una cornice semicircolare su due piani con bifore (prima particolarità) circonda una delle due absidi (seconda particolarità). Vi si accede infine (terza particolarità) con un’imponente scalinata. Tutto in pietra grigia. Siamo nella valle dell’Oro sopra Civate in provincia di Lecco a 650 metri d’altezza. Lo spettacolo è imponente e nello stesso tempo misurato. Guardando a valle si vede il lago di Annone. Anche da questa parte la vista colpisce. L’emozione, dopo la dura ascesa, è grande, soprattutto perché la visione è inaspettata, improvvisa. L’interno della basilica è altrettanto splendido: un’abside con altare e ciborio (baldacchino) da una parte dell’unica navata e un’altra, opposta, con pronao (atrio) e due cappelline ai lati. Notevoli gli stucchi e gli affreschi sulla volta e ai lati. I temi: Gerusalemme celeste, Il Seno di Adamo, il Grifone, la Chimera. C’è poi la cripta sorretta da colonne con capitelli decorati con forme vegetali. Interessante il piccolo oratorio a pianta quadrata, nudo ha affreschi sopra l’altare: San Benedetto, la Madonna, San Giovanni. Tutto assolutamente da visitare (allenati)

GdA

complesso bassa

Dai 330 metri di altitudine di  Civate si sale a piedi per poco più di due chilometri fino ai 650 metri del pianoro che ospita la basilica. Le indicazioni per arrivare al piccolo parcheggio vicino all’inizio del sentiero non sono chiarissime ma, con qualche domanda ai residenti, il problema si risolve facilmente.

Salendo, lungo il  sentiero ben segnalato,  si incontrano delle curiose costruzioni rurali del XIX secolo dette  ‘casote’ che servivano come ricoveri per la notte durante la stagione della fienagione.

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La leggenda di San Pietro al Monte narra che Desiderio, ultimo re longobardo, vi costruisse un cenobio nel 772 per la miracolosa guarigione dell’occhio del figlio Adelchi grazie alle acque di una fonte, che scorre a tutt’oggi vicino alla chiesa.

A parziale testimonianza di una presenza tardo antica resti di una torre, cappelle, colonne e murature databili tra il V e VIII secolo.
Il più antico documento, IX secolo, cita la presenza dell’abate Leutgario con trentacinque monaci benedettini legati al monastero di Pfäfers in Svizzera.

Il vescovo di Milano Arnolfo volle essere seppellito a San Pietro 1097 dopo avervi trascorsi gli ultimi anni di vita. Probabilmente durante la sua presenza iniziarono i lavori di trasformazione dell’XI secolo che portarono al capovolgimento dell’asse est-ovest della basilica rendendo la sua planimetria molto particolare particolare: l’inversione avvenuta con la costruzione di una nuova abside a est ha trasformato quella vecchia, ad ovest, nell’entrata. La costruzione ora ha due absidi alle estremità della navata unica, quella occidentale ospita il ciborio con altare, quella orientale un pronao con due cappelline ai lati dell’ingresso.

Il comprensorio sacro, che attualmente non è più occupato da religiosi, si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro, l’oratorio intitolato a san Benedetto e l’edificio costruito sulle rovine del monastero.

scalinata bassa

BASILICA

L’accesso avviene per mezzo di una scalinata che porta in un ampio atrio semicircolare illuminato da bifore, costruito su due piani, uno a livello della chiesa l’altro a livello della cripta che poteva dare alloggio ai pellegrini.

Salita la scalinata ed entrati nel pronao edificato tutt’intorno all’abside orientale quasi a formare un deambulatorio esterno, si osserva sulla porta d’ingresso alla chiesa l’affresco della Traditio Legis et Clavis, raffigurante Cristo che fonda la sua Chiesa consegnando a Pietro e Paolo rispettivamente le chiavi e le leggi.
All’interno, la navata della chiesa è preceduta da una sorta di nartece diviso in tre vani (un corridoio e due absidiole laterali) da quattro colonne tortili sormontate da archi a tutto sesto.  Al di sopra delle tre arcate del nartece interno, ingentilite da motivi decorativi in stucco, trova posto un unico grande affresco che riassume il senso dell’intero ciclo decorativo: la scena raffigurata rispecchia fedelmente quella descritta in apertura del capitolo 12 dell’Apocalisse. Vi si osserva sulla sinistra la “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi”: ha appena partorito un figlio maschio che subito viene portato verso il trono di Dio, posto al centro della scena, in modo che egli non sia divorato dall’enorme drago che si distende col corpo e con la coda lungo tutta la scena. A scongiurare la minaccia interviene l’arcangelo Michele con i suoi angeli che, per mezzo delle loro lance, trafiggono il drago su tutto il corpo precipitandolo sulla terra.

interno bassa

All’estremità occidentale della navata possiamo ammirare il ciborio (che, nella sua struttura architettonica, ricorda da vicino a quello della basilica di Sant’Ambrogio a Milano) decorato con stucchi semipolicromi, tutti i lati del timpano portano scene evangeliche, quello orientale raffigura Cristo crocifisso tra la Maria e san Giovanni, sopra i capitelli vi sono le raffigurazioni simboliche degli evangelisti, all’iterno la cupola è affrescata con figure di santi.

Vanno ancora menzionati, nel descrivere l’apparato decorativo della chiesa, gli stucchi del parapetto, che difende il vano della scala che porta alla cripta. Si tratta di tre lastre con rilievi che mostrano all’interno di un complicato intreccio di girali e viticci rispettivamente le figure affacciate di un grifone e di un leone, di due leoni e di due leoni che si trasformano in pesci, in conformità ad una simbologia che verosimilmente allude al percorso di salvezza dell’uomo

CRIPTA

La cripta, a cui si accede tramite una scala sul lato sud con spalletta decorata a stucco, è retta da colonne con capitelli decorati a stucco con forme vegetali stilizzate e contiene sulla parete orientale una lunetta con la Dormitio Virginis e affreschi con le Vergini sagge.

Lo spazio della cripta è diviso in tre navate da due file di tre colonne; al termine della navata centrale è posto un modesto altare in muratura alle cui spalle si possono osservare, sapientemente eseguite in stucco, scene riguardanti la vita della Madonna: la presentazione di Gesù al tempio, la crocifissione di Cristo (alquanto rovinata) e la Dormitio Virginis, scena di grande intensità emotiva. Delle decorazioni a fresco sopravvissute nella cripta si nota soprattutto una notevole raffigurazione di santa Agnese che regge una fiaccola alla quale è appeso un contenitore di olio (forse un rimando alla parabola delle vergini sagge e delle vergini folli).

La esecuzione del complesso apparato decorativo viene generalmente fatta risalire ad anni che vanno dalle ultime decadi dell’XI secolo alle prime decadi del secolo successivo.

ORATORIO

Piccolo edificio triabsidiato con un avancorpo a pianta quadrata contiene tre affreschi sopra l’originario altare in muratura.

Gli affreschi presenti sull’altare in pietra rappresentano San Benedetto che regge un libro con scritto ego sum benedictus aba(te), Sant’Andrea e il Cristo benedicente con la scritta ego sum lux mundi con la Madonna e San Giovanni Battista. Probabilmente non svolse mai funzioni battesimali, ma solamente oratoriali o funerarie.

Il complesso non è sempre aperto, si può visitare nei giorni feriali solo su prenotazione e nei giorni festivi l’apertura è garantita dall’associazione Amici di San Pietro.

 

 

 

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