Stephen King: consigli per scrivere bene.
Chi non conosce Stephen King? 60 libri, 400 milioni di copie, celeberrimo autore di letteratura fantastica e horror, considerato autore di spicco nel romanzo gotico moderno. I suoi libri sono stati trasposti cinematograficamente da registi di spicco come Kubrick che ha fatto di Shining un mito.
Bene, volete leggere qualche suo consiglio su come scrivere un libro? Carla, del blog.scritto.io, li ha selezionati da:
Stephen King – On writing: Autobiografia di un mestiere, saggio in parte autobiografico scritto e pubblicato nel 2000.
- Scrivi con la porta chiusa, riscrivi con la porta aperta. In altre parole, ciò che scrivi comincia come una cosa tutta tua, ma poi deve uscire. Dopo che hai ben capito che storia è e la scrivi nella maniera giusta, o comunque al meglio di cui sei capace, appartiene a chiunque abbia voglia di leggerla. O criticarla. (p. 48)
- Sistemate la vostra scrivania nell’angolo e tutte le volte che vi sedete lì a scrivere, ricordate a voi stessi perché non è al centro della stanza. La vita non è un supporto dell’arte. È il contrario. (p. 95)
- Potete avvicinarvi all’atto dello scrivere con nervosismo, eccitazione, speranza, o anche disperazione, la sensazione cioè che non riuscirete mai a mettere sulla pagina quello che avete nella mente e nel cuore. Potete avvicinarvi a quell’atto con i pugni chiusi e gli occhi stretti, pronti a menare e a prendere nota dei nomi. Potete mettervici perché volete farvi sposare da una certa ragazza o perché volete cambiare il mondo. Mettetevici in qualsiasi modo, ma non alla leggera. Lasciatemelo ripetere: non dovete affrontare alla leggera la pagina bianca.
Non vi chiedo di affrontarla con timore riverenziale o senza dubbi; non vi chiedo di essere politicamente corretti o accantonare il vostro senso dell’umorismo (pregate Iddio di averne uno). Questa non è una gara di popolarità, non sono i giochi olimpici della morale, non siamo in chiesa. Ma si tratta di scrivere, dannazione, non lavare la macchina o mettersi l’eyeliner. Se sapete prenderlo sul serio, abbiamo da fare insieme. Se non potete o volete, è ora che chiudiate il libro e vi dedichiate a qualcos’altro. (p. 101) - Uno dei servizi peggiori che potete fare alla vostra scrittura è pompare il vocabolario, cercare paroloni perché magari vi vergognate un po’ della semplicità del vostro parlare corrente. È come mettere il vestito da sera al cagnolino di casa. Il cane sarà imbarazzato e la persona che si è resa colpevole di questo atto di premeditata affettazione dovrebbe esserlo ancora di più. (p. 112)
- La regola fondamentale del vocabolario è: usate la prima parola che vi viene in mente, se è appropriata e colorita. Se esitate e vi mettete a riflettere, vi verrà in mente un’altra parola, è ovvio, perché c’è sempre un’altra parola, ma probabilmente non sarà buona come la prima o altrettanto significativa. (p. 112)
- Scrivere è un’articolazione raffinata del pensare. (p. 128)
- La buona scrittura si basa sulla padronanza dei fondamentali (vocabolario, grammatica, elementi di stile). (p. 138)
- Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie. (p. 141)
- Non leggo per imparare il mestiere; leggo perché mi piace leggere. […] Tuttavia si instaura un processo di apprendimento. Ogni libro che aprite ha la sua o le sue lezioni da offrirvi, e abbastanza spesso i libri brutti hanno da insegnarvi di più di quelli belli. (p. 141)
- La scrittura è al meglio – sempre, sempre, sempre – quando per lo scrittore è una specie di gioco ispirato. (p. 150)
- Avevo l’abitudine di dire agli intervistatori che scrivevo tutti i giorni eccetto Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno. Era una bugia. […] non volevo passare per uno stacanovista fanatico. […] La verità è che quando scrivo, scrivo tutti i giorni, fanatico o no. Ciò significa anche il giorno di Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno. (p. 150)
- Le storie si costruiscono da sole. Il compito dello scrittore è trovare loro un posto in cui crescere (e poi trascriverle, naturalmente). […] Le storie sono reperti, frammenti di un mondo preesistente e ignoto. Il compito dello scrittore è usare gli strumenti della sua cassetta degli attrezzi per disseppellire ciascuno di essi senza danneggiarli. (p. 161)
- La descrizione comincia nella fantasia dell’autore, ma dovrebbe finire in quella del lettore. (p. 174)
- Se lavorate bene, i vostri personaggi diventeranno vivi e cominceranno ad agire per proprio conto. So che questo mette addosso un certo disagio se non lo avete ancora provato, ma quando succede è un piacere immenso. (p. 196)
- L’abilità nella descrizione, nel dialogo e nello sviluppo dei personaggi è la capacità di vedere o ascoltare con chiarezza e quindi trascrivere ciò che si è visto o udito con uguale chiarezza. (p. 197)
- Mentre scrivete il libro, giorno dopo giorno identificate ed esaminate ciascun singolo albero. Alla fine dovete fare un passo indietro e contemplare la foresta. Non tutti i libri devono essere densi di simbolismi, ironia o linguaggio musicale […] ma la mia impressione è piuttosto che ogni libro, almeno quelli che vale la pena leggere, trattino di qualcosa. (p. 203)
- Scrivo perché mi appaga. Sarà servito anche a pagare il mutuo e a far andare i ragazzi all’università, ma queste sono conseguenze: ho scritto per il piacere di scrivere, per la gioia pura che ne ricavo. E se potete farlo per il piacere, potete farlo per sempre. (p. 256)
- Scrivere non mi ha salvato la vita […] ma ha continuato a fare quello che aveva sempre fatto: rendere la mia esistenza un luogo più luminoso e più piacevole. (p. 276)
- [Scrivere] è soprattutto un modo per arricchire la vita di coloro che leggeranno i tuoi lavori e arricchire al contempo la propria. Scrivere è tirarsi su, mettersi a posto e stare bene. Darsi felicità, va bene? 276
- Scrivere è magia, è acqua della vita come qualsiasi altra attività creativa. L’acqua è gratuita. Dunque bevete.Bevete e dissetatevi. (p. 277).