Regole di scrittura: gli accenti

Non esistono regole di scrittura tassative ma ci sono alcuni accorgimenti che rendono più facile, e quindi piu gradevole, la lettura.

Ecco i nostri suggerimenti

ACCENTI E APOSTROFI

In generale, l’accento segnala solo la posizione dove esso cade nella pronuncia, e si preferisce usare l’accento grave (solo in funzione tonica): quindi non si distingue tra acuto e grave per segnalare l’apertura o chiusura delle vocali.

Le vocali a, i, o, u, se accentate in fine parola prendono l’accento grave.

La vocale e invece, sempre in fine di parola, vuole quasi sempre l’accento acuto (perché, trentatré, né) tranne alcune eccezioni: è, cioè, caffè, tè, ahimè, ohimè, piè (ma anche pie’), diè (ma anche die’); da notare che gravi saranno pure gli accenti di tutte le parole di derivazione francese come: gilè, canapè, lacchè, bebè, bignè; inoltre nomi, come Giosuè, Mosè, Noè.

Nel corpo della parola si userà l’accento (tonico) quando ciò serva a evitare equivoci.

‘Dèi’ (divinità) per distinguerlo da ‘dei’ preposizione articolata; ‘princìpi’ per distinguerlo da ‘prìncipi’; ‘subìto’ per distinguerlo da ‘sùbito’, ecc.

Gli accenti sulle lettere maiuscole non devono mai essere quelli ad apostrofo, come nei giornali, quindi: È e non E’.

Nelle sequenze se stesso, se stante, se medesimo non si userà mai l’accento.

Gli aggettivi tale e quale dinanzi a vocale subiscono il troncamento e non vogliono l’apostrofo: un tal uomo, qual è, qual era, qual amico, qual audacia.

 

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