Terremoto 10.0
La Morandini dei Poveri
“Terremoto 10.0″, ovvero 10 come voto al regista e 0 le sinapsi rimaste intatte dello spettatore a fine visione. Non soffermiamoci troppo sulla trama ma meglio sui personaggi: siamo a Los Angeles e incombe un terribile terremoto che si scatenerà come conseguenza dell’elevato accumulo di energia nella Faglia di Sant’Andrea e che passa vicino a molte città, tra cui appunto Los Angeles. I personaggi sono un marito (prima pettinato come Silvan più avanti prenderà le sembianze di un Dustin Hoffman esaltato che nella vastissima L.A. passa inspiegabilmente da una location all’altra come fosse FlashGordon) e una moglie niente male pronti al divorzio che ritorneranno insieme a fine film, un aiutante-operaio messicano che viene trattato come un deficiente, uno scienziato pazzo vestito come quelli delle Poste Italiane in tuta gialla e la sua allieva che oltre essere davvero carina è un genio e ha già capito tutto ma soprattutto sa come fermare il terremoto. La figlia dei due divorziandi parte invece – nonostante il pericolo sottovalutato da tutti – per una allegra gita nel bosco con i suoi AMICI DEL CUORE: un’amica fidata che gli fotte (in tutti i sensi) il ragazzo che aveva puntato, un saputello sfigato e magrolino ma almeno buono e un bullo che ogni volta (parecchie) che apre bocca il Sapientino, gli molla un pugno nello stomaco senza che nessuno dica niente, neanche un plissè…; il ragazzo cui tutte e due le sciacquette fanno il filo è comunque UN PORCO maniaco, che tenta di farsele tutte e due, nonostante non si capisca che fascino emani visto che indossa il pigiama di SpiderMan versione acrilico 100%. Il terremoto incombe con crepe abissali nel terreno telecomandate (visto che seguono i passi di ognuno dei protagonisti…) e il Suv degli amichetti si trova prestissimo in bilico sul ciglio di un burrone: inutile dirlo, il bullo viene scaraventato fuori e crepa (adesso nel senso di morire davvero, non di spaccatura) dopo maldestri tentativi di salvarlo. Forse peggior fine per lo SpiderMan al Pigiama Party e la zoccoletta che mentre, rimasti soli, amoreggiano vengono trafitti da una mega stalattite nel bel mezzo di un amplesso pieno di romanticismo…(riprende molto il tema raccontato da Bellocchio nel film il “Diavolo in Corpo”). Ma tutti questi tragici destini che si incrociano non sono inseriti nel film a caso, sono invece tutti messaggi subliminali e non, sulla natura umana. Ben tre sono inoltre i momenti topici del film che meritano dunque “Un Certain Regard”: 1) una bambina che sta festeggiando il compleanno giocando bendata alla pentolaccia lasciata totalmente sola da mamma, papà, parenti e amici alla prima scossa; nel suo animo puro lei continua a dare legnate a destra e manca fino a quando finalmente colpisce l’ambito premio, solo dopo aver guadagnato il trofeo si toglie la benda e scopre l’amara verità di essere lasciata sola: un inno alla solitudine cosmica su cui riflettere molto… e al senso di responsabilità dei genitori d’oggi. 2) Un operaio che non si sa perchè si arrampica con una cinghia come un aborigeno sulle chilometriche palme di Sunset Boulevard per tagliarle con la moto sega (?) ma il movimento tellurico fa ondeggiare e ballare le palme, una ad una, come “delle zingare del deserto con candelabri in testa o come le balinesi nei giorni di festa” e il pover uomo dopo un tentativo disperato di aggrapparsi al fusto come uno scimpanzè cade da un’altezza incredibile e muore: la simbologia è l’uomo che torna ai primordi e la Natura si scaglia contro chi la vuole distruggere. 3) Un cacciatore sta facendosi bellamente i cazzi suoi sparando ai girini di uno stagno e in sua compagnia un cane che, ovviamente, più intelligente del regista e di tutta la troupe messi insieme, avverte il pericolo e abbaia, l’uomo appoggia quindi il fucile su una roccia e si avvicina al cane per capire cosa succede, ma un piccolo spostamento del terreno fa cadere il fucile e parte il “solito unico colpo” che ammazza l’uomo, ancora una volta la Natura in tutta la sua potenza e crudeltà, ma più che altro un monito contro la caccia tema ancora molto discusso e attuale.
A di là di questi momenti, costruiti come degli episodi a se stanti, ma inseriti nella trama del film in modo magistrale, aleggia in tutta la pellicola un forte vento di sessualità, sembra infatti molto caro al regista il tema soprattutto dell’omosessualità anche se non si schiera mai completamente a favore o meno: un uomo di colore della centrale antisismica che in punto di morte fa coming out e confessa al suo amante di averlo tradito con un portinaio di albergo (?) oppure quando l’uomo Silvan si trova con il suo socio traditore (poichè assatanato di denaro e di petrolio ha peggiorato la situazione trivellando il terreno) che, redento, va ad aiutare e a chiudere (a mano) le valvole per bloccare le macchine che peggiorerebbero il disastro annunciato. Volti sudati, braccia che si incrociano sulle leve con tutto il machismo possibile e immaginabile, canottiere bianche attilate, fumo e ombre, luce soffusa dai colori vibranti come uno dei migliori film di Fassbinder.
Il finale assolutamente “inaspettato” vede un elicottero (la produzione deve aver fatto un leasing e cerca di appiopparlo in tutti i film) che porta in salvo Silvan, la moglie, la figlia mezza-zoccola, il nerd, lo scienziato e la giovane allieva che ovviamente sa pilotare senza problemi. Poi un attimo di vera suspance: lo spettatore prova infatti uno struggimento indicibile quando anche il cane all’ultimo momento appare e salta a bordo per la felicità di tutti, in primis gli animalisti. Non si sa dove stiano volando e dove andranno poichè il regista lascia volutamente allo spettatore e alla sua fantasia il finale che meglio desidera: i più sperano che il calore della lava basaltica fuoriuscita dal movimento delle placche tettoniche prima di rientrare nel mare faccia esplodere l’elicottero, altri ancora hanno commentato che “Torna a casa Lassie”, “Rin.tin-tin” e soprattutto “Balla coi Lupi” sono film di merda! De gustibus….
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