Collision Course

La Morandini dei poveri                                                                 soncini_copy

L’hanno definita una action-comedy…sarà…

Eruzione solare dieci volte più di quello che gli umani si aspettavano, black out mondiale e solamente 7.000 aerei in volo che non comunicano più con le torri di controllo.

In particolare siamo in volo verso Long Beach su un Boeing 747: dei due piloti il primo muore fulminato secco mentre il secondo è tramortito, ma forse ancora vivo. E adesso cosa si fa? Sull’aereo – dall’apparenza esterna normale – all’interno ha le luci rosa schoking come il Crazy Horse, lo spettatore crede di aver cambiato canale invece siamo proprio all’interno del mezzo (forse un richiamo alle atmosfere trasgressive di Almodovar?) e per un velivolo che trasporta normalmente 400 passeggeri c’è UN SOLO Steward peraltro un po’ nervosetto anche quando deve comunicare loro che l’aereo non ha più nessuno ai comandi.

Il pilota morto viene prelevato dalla sua poltrona e il grembiule da oste dello steward gli viene messo in faccia come segno di grande rispetto… Ma niente paura, tra tutti i passeggeri , evidentemente in stato di incoscienza (visto che continuano chi a chiacchierare, chi a dormire, chi ad ascoltare musica, ecc.) abbiamo 4 o 5 figure fondamentali: 1) uno studente di 43 anni al primo anno di medicina che sta tornando a casa per dire ai genitori che “molla” e che viene chiamato per prestare soccorso al secondo pilota e dopo un momento di personale panico accetta “obtorto collo” di fare una partitina con “L’Allegro Chirurgo” e tirano fuori anche la Valigetta del Dottore. Alcuni momenti di confusione: prima dice “Libera!” poi dice “Carica!”, evidentemente si è perso tutte le puntate di E.R. o più probabilmente si è fatto fottere dalla CEPU, ma nonostante ciò riesce a far riprendere l’uomo. 2) Uno psicopatico in tuta da meccanico e cappellino da baseball dissociato e paranoico accompagnato da un ragazzetto inutile e insignificante; l’uomo è convinto che un altro protagonista – un arabo americano di nome Kabir (Kabir Bedi per caso?) con barba e capelli neri neri avendo probabilmente usato “Deep Black n. 09” come tinta del mitico Frank Provost, il coiffeur delle dive – sia un attentatore che ha messo una bomba sul Boing. Il dissidio tra l’elettricista sociopatico e l’arabo porta alla ribalta la profonda tragedia iniziata con l’11 settembre: razzismo a go-go, evviva! 3) Una bionda chiattona e inquartata come una mucca alla Fiera del Bovino che comincia a singhiozzare poiché è prassi che i singulti siano ormai uno standard come colonna sonora e sottofondo di tutti i lungometraggi e che di lavoro fa l’allevatrice di cani da guardia tanto da averne uno nella stiva che a un certo punto scappa dalla gabbia e semina FINALMENTE il panico tra i passeggeri sempre dall’encefalogramma piatto. 4) Last but not least ANZI: una scrittrice di successo dalle fattezze e origini maori che – guarda il caso…!? – è vedova di un meraviglioso uomo che faceva il pilota e con il quale da fidanzatini “giocavano” con i simulatori di volo durante gli addestramenti… E infatti chi, se non lei, l’eroina (sostanza che si deve essere iniettata anche negli zigomi) poteva prendere in mano la situazione aiutata dal simpatico steward-cameriere che, vista la signora non giovanissima ma allegra e ancora papabile, si ammorbidisce iniziando a fare il provolone?
La trama a questo punto si infittisce con momenti di coming out collettivi: l’elettricista paranoico chiamato nella stiva buia per vedere di dare una mano ad aggiustare il pilota automatico che non si riesce a disinnescare ha un attacco di panico che lo pietrifica e piange ricordando che la sua mamma tanto cattiva quando era piccolo lo picchiava e lo chiudeva dentro uno sgabuzzino al buio, lo Stewart che essendosi dedicato troppo al lavoro viene lasciato (e ben gli sta) dalla moglie e non vede da tempo sua figlia, il presunto terrorista che invece è un ingegnere che si occupa di distruzioni edili (comprese quelle del suo cervello) ha perso tutti i familiari a Ground Zero, la chiattona che, non cagandola nessuno, si è riversata verso l’amore per gli animali e la scrittrice che rivanga i bei momenti con il marito, parla di solitudine e di sua figlia (di quest’ultima sto inventando perché non mi ricordo neanche che cazzo ha detto…). Insomma nei casi più urgenti della vita, impariamo, non bisogna essere troppo interventisti ne troppo lucidi, non è importante il fatto di schiantarsi, ma piuttosto quello di far schiattare gli altri con il racconto delle mielose vicende personali che, visto che il tempo a disposizione lo permette ampiamente…, ci rivelano il profondo IO dei protagonisti.Complimenti per questi bei momenti densi di commozione: dei fermo immagine fondamentali e intimisti.
Dal cielo bisogna però passare alla situazione a terra! C’è questo black out totale e cosmico ma – fortuna vuole – che un UNICA torre di controllo in tutta America sia rimasta attiva e gestita solo da un vecchio volpone so-tutto-io e il solito assistente alle prime armi deficiente. I voli, come detto all’inizio, che hanno perso i contatti con le reciproche stazioni sono appunto 7.000 tanto che sui loro radar spuntano come funghi e le collisioni con si contano più. Niente panico, cosa può voler dire avere più culo che mutande: il vecchio volpone si incaponisce proprio sul volo del Gay Pride e – saltati anche altri controlli e dopo aver sparato a caso numeri da giocare alla Smorfia – decide di entrare come l’hacker più esperto nei sistemi informatici della Nasa e dell’Aeronautica Militare americana che peraltro poco prima gli avevano negato l’accesso e qualsivoglia supporto. Lui se ne sbatte bellamente e comincia a smanettare come un pazzo sulla tastiera cercando di modificare le posizioni dei satelliti in orbita e, idea geniale, trovare le linee dei cellulari dei passeggeri per mettersi in contatto con loro. Attimi di vera suspence fino a che nell’aereo tutti i cellulare si mettono a suonare: tutti sembrano allora improvvisamente risorgere ( cosa vuol dire la forza di un Iphone davanti alla vita umana… ).
La prima a rispondere è la Isabelle Allende dei giorni nostri che fa anche un po’ troppo la prima della classe per i nostri gusti: ma hanno beccato la persona giusta che prende quindi posizione in poltrona di pilotaggio e cloche alla mano procede.
Viene istruita con Tarapìa tapioco, la supercazzola prematurata con scappellamento a destra come se fosse antani e la donna non ha una benché minima esitazione e esegue speditamente le disposizioni per poi – di sua spontanea volontà – quando siamo già verso la pista di atterraggio, eseguire un “Sleep Slide” ovvero una specie di atterraggio sul fianco che riesce perfettamente.

Delusione per lo spettatore: non vi è l’applauso generale come quando si atterra a Punta Raisi con il culo stretto alla vista della montagna che ci si para davanti, ma pazienza, l’importante e che l’aereo e i passeggeri siano salvi! L’operatore radar si presenta al Gate degli arrivi per fare i complimenti alla novella Amelia Earhart.
Un aereo quindi ce l’ha fatta, degli altri 6.999 aerei in balia del nulla e lasciati soli a se stessi invece un sonoro bel chissenefrega da tutti! Mors tua vita mea…

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