Mercenarie

La Morandini dei poveri                                                                      soncini_copy

 

 

“Mercenarie”, decisamente un manifesto sul femminismo e sulla forza delle donne. Quattro carcerate condannate per diversi delitti all’ergastolo o quasi, vengono prescelte per andare a salvare la figlia tailandese del Presidente degli Stati Uniti rapita da una “uoma” impersonata da una Brigitte Nielsen riesumata dal sarcofago e con tendenze sessuali dubbie.Le quattro donne sono di una simpatia che al confronto 4 naziste incazzate sono delle mammolette.

Partono in missione reclutate da una Contessa Pinina Garavaglia, anche lei incazzata di suo, che deve aver giocato con una confezione scaduta de “La Bottega della Piccola Parrucchiera”. Con il suo assistente di colore completamente sottomesso, le 4 ex-delinquenti vengono dotate delle armi più sofisticate che si possano trovare sul pianeta; in seguito vedremo anche 2 missili a testata nucleare dotati di citofono interno per comunicazioni di servizio. Passano dalla tuta arancione che fa tanto Guantanamo a un look total black fornito dalla Pinina che comprende reggiseni a balconcino (possibilmente da tenere ben in vista), pantaloni in pelle, canotte e dei gilet, capi decisamente più importanti di un giubbotto antiproiettile che non indosseranno MAI.

Raggiungono quindi il luogo top secret (un misto tra Afghanistan o Pakistan o Iran ma non lo scopriremo mai…più probabile girato in economia nello scantinato di uno studio cinematografico transiberiano abbandonato) su una jeep guidata da un autista mezzo rumeno mezzo indiano che canta da solo malcagato dalle 4 e che al primo posto di blocco (leggi primo scontro a fuoco) coraggiosamente si dilegua correndo: un cameo. Queste donne d’acciaio passato dunque il check point e dopo aver massacrato tutti gli uomini presenti con un sorriso sornione stampato sulle loro facce (da cazzo), per le quali lo spettatore devastato da tanta freddezza non può non entrare in empatia con loro, proseguono il loro viaggio.

Arrivano sul luogo e da li non si capisce più niente ma in sostanza: 1 donna da sola fa fuori 20 terroristi in trenta secondi, ma quando si trova in un corpo a corpo, uno contro uno, si menano per più di mezz’ora e nel fuoco incrociato non va a segno neanche una pallottola, forse giusto la donna viene colpita di striscio su una spalla ma – come tributo a Sergio Leone – con della Vodka scaduta una bella disinfettata e via come niente fosse.

Tralasciamo qui la descrizione di scene pregne di violenta raffinatezza degne della moglie di John Bobbit. Siamo alla conclusione: con stratagemmi e scontri a fuoco dove Walker Texas Ranger e MacGyver messi insieme farebbero al confronto una figura da inetti e sembrerebbero la copia sfigata di Gianni e Pinotto, la missione viene portata a termine con successo.
Non vanno però tralasciati anche momenti di tenerezza e di compassione umana da parte delle combattenti nei confronti delle donne vittime della Nielsen perchè dietro a due (facciamo anche quattro) narici dilatate batte sempre un cuore.

Da sottolineare che una della 4 donne è di colore ed è quella che tradisce la squadra, non è un caso:,il regista ha infatti appositamente voluto riprendere, proprio nel periodo pasquale, uno spunto mistico per completare l’opera: un Giuda “in gonnella” che rinnega la Capa del gruppo (bionda e con i capelli che potrebbero infatti riportare a Gesù) e che farà una brutta fine (secondo noi anche nella sua personale carriera di attrice).

Insomma un film da non perdere per la sua profonda estetica vettoriale!

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