Ernest Hemingway
Ernest Hemingway ovvero: narcisismo, amore per le situazioni di pericolo e senso della morte.
Nasce a Oak Park (sobborgo di Chicago) il 21 luglio 1899 da un padre medico naturista e una madre cantante lirica.
Quattro mogli (Hadley Richardson-pianista-, Pauline Pfeiffer-redattrice di moda di Vogue-, Martha Gellhorn- scrittrice-, Mary Welsh- inviata di TIME-), quattro guerre in prima linea come cronista (prima guerra mondiale, guerra tra Grecia e Turchia, guerra civile spagnola e seconda mondiale), ferito in guerra, una medaglia italiana al Valor Militare, due figli (John Hadley Nicanor detto Bumby e Gregory Hancock), decine di racconti, un Nobel per la letteratura (Il vecchio e il mare), un Pulitzer (Il vecchio e il mare), innumerevoli viaggi in tutto il mondo, agente segreto a Cuba (operazione “Crook Factory”), un attacco di malaria, due polmoniti, cinque incidenti gravi (due in auto, due in aereo, un incendio), ateo, filocomunista, il fegato presto spappolato dall’alcool e il cervello che a sessant’anni cede.
I suoi grandi amori non sono solo donne (e non solo le mogli) ma anche Cuba, lo Sloppy Joe’s Bar di Key West, l’encierro di Pamplona e le corride, l’Harry’s Bar di Venezia, i safari in Africa, la pesca dei marlin e la sua barca ‘Pilar’,
La sua storia è riassunta dalle sue parole
« Morire è una cosa molto semplice. Ho guardato la morte e lo so davvero. Se avessi dovuto morire sarebbe stato molto facile. Proprio la cosa più facile che abbia mai fatto… E come è meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, andarsene in un bagliore di luce, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse. »
Ed è con il bagliore di un colpo di fucile in bocca che se ne va a sessantadue anni in quel di Ketchum (Idaho).