Dante Alighieri
La data di nascita di Durante de Alagheriis , noto come Dante, non è certa ma sappiamo che è dei Gemelli (21 maggio e il 21 giugno) e che è stato battezzato nel 1266. Viene quindi solitamente indicata nel 1265.
La famiglia degli Alighieri è di secondaria importanza all’interno dell’élite sociale fiorentina. Il padre, Alighiero di Bellincione, svolge la non gloriosa ma redditizia professione di compsor (cambiavalute). E’ guelfo ma senza ambizioni politiche. La madre, Bella degli Abati, appartenente a un’importante famiglia ghibellina locale, muore quando Dante ha cinque anni, e Alighiero presto si risposa con Lapa di Chiarissimo Cialuffi.
Con ogni probabilità Dante seguì l’iter educativo proprio dell’epoca. A venticinque anni, dopo la morte dell’amata Beatrice, studia filosofia frequentando le scuole organizzate dai domenicani.
Nel frattempo, ventenne, ha sposato Gemma Donati dalla quale avrà tre figli (Jacopo, Pietro e Antonia) e con la quale era stato concordato il matrimonio sin dall’età di 12 anni. I Donati, una delle più importanti di Firenze, sono alla guida dei guelfi neri.
Dopo il matrimonio, Dante partecipa, come cavaliere, a campagne militari che Firenze conduce contro Pisa e Arezzo (battaglia di Campaldino del 1289) e comincia l’attività politica. Lo vediamo nel Consiglio del popolo nel 1295, nel gruppo dei “Savi nel 1296 e nel Consiglio dei Cento nel 1296. Nel maggio del 1300 è inviato come ambasciatore a a San Gimignano.
Quando i Guelfi si dividono tra i Neri di Donati, conservatrori e aristocratici i Bianchi, moderatamente popolari, Dante si schiera con i Bianchi. Il suo incarico governativo lo porta a esiliare otto esponenti dei Neri e sette dei Bianchi e gli attira le ire di entrambi gli schieramenti.
Il papa, osteggiato dai Bianchi, manda a Firenze Carlo di Valois che, al primo subbuglio cittadino mette a ferro e fuoco la città e impone come podestà Cante Gabrielli, dei Neri, che inizia la persecuzione degli esponenti dei Bianchi. Dante viene condannato, in contumacia, al rogo e alla distruzione delle case. Non rivedrà più la sua patria.
Nel 1302, Dante, in qualità di capitano dell’esercito degli esuli, organizza insieme a Scarpetta Ordelaffi, ghibellino e signore di Forlì, un tentativo di rientrare a Firenze ma ne esce sconfitto e abbandona le sue velleità militari
Quattro anni dopo, chiamato in Lunigiana da Moroello Malaspina, riesce a far firmare la pace tra i Malaspina e il vescovo-conte di Luni, Antonio Nuvolone da Camilla guadagnando la stima e la gratitudine dei suoi protettori
Testimonianze lo vedono a Modena, Bologna, Verona alla corte di Cangrande della Scala e, per finire, a Ravenna, presso la corte di Guido Novello da Polenta dove, ancora una volta, fa l’ambasciatore. Venezia è in attrito con Guido Novello a causa di attacchi continui alle sue navi da parte delle galee ravennati, e il doge si allea con Forlì per muovere guerra a Ravenna; I Da Polenta sanno di non disporre dei mezzi necessari per fronteggiare tale invasione e chiedono chiese a Dante, amico degli Ordelaffi di Forlì, di intercedere per lui davanti al Senato veneziano
L’ambasceria ha successo ma è fatale a Dante Alighieri che, di ritorno dalla Venezia, contrae la malaria che lo porta, cinquantaseienne, alla morte, che avvenne a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre.